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IL CAI

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La nostra storia

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La nostra storia (pagina 5)

Negli ultimi decenni, con l’evoluzione della società dei consumi anche nell’ambito del turismo alpino, agli scopi statutari originari altri si sono aggiunti per accrescere nella comunità nazionale la consapevolezza del patrimonio naturale e culturale rappresentato dal territorio montano e dall’importanza economica per le popolazioni residenti della risorsa costituita dall’integrità ambientale a fronte di un turismo aggressivo e devastante. 

 

Forte impulso è stato dato alla formazione, a partire dall’età scolare attraverso le strutture e gli operatori di alpinismo giovanile, oggi in numero di più di 700, per sensibilizzare  i giovani verso i valori di una “controcultura” a quella imposta da certi media televisivi e di facili “paradisi” artificiali, e far crescere la popolazione nella consapevolezza della necessità di pratiche virtuose in un uso sostenibile del territorio montano e nelle cognizioni relative alla sicurezza.

 

Attività formativa che prosegue a livelli di età superiore tramite le 170  scuole che si avvalgono di 2500 istruttori titolati di alpinismo estivo e invernale e di escursionismo, e di 1450 guide professioniste aderenti alla Sezione nazionale Guide alpine, nonché per la prevenzione in ambiente invernale dell’opera del Servizio Valanghe con 205 esperti e tecnici qualificati.  

 

Non minore è l’impegno profuso nell’ambito culturale e della comunicazione tramite l’attività editoriale di pubblicazione di riviste periodiche, una vasta manualistica mirata alla formazione, prevenzione e sicurezza, nonché tramite istituzioni di carattere nazionale, come il Museo  Nazionale della Montagna e la Biblioteca Nazionale di Torino, e nel campo scientifico con studi e ricerche mediche, aventi come sede di riferimento la Capanna  osservatorio Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa a 4554 metri sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa, e ancora sui materiali tecnici e sull’ambiente.      

 

In virtù di tali funzioni svolte nell’interesse della comunità nazionale al CAI venne riconosciuta personalità giuridica già con decreto del 17 settembre 1931, quindi con la Legge 26 gennaio 1963, n.91 “Riordinamento del Club Alpino Italiano” con concessione di un contributo da parte del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, ed infine riconosciuto Ente pubblico nazionale con Legge 20 marzo 1975, n. 70, ed ammesso quindi alla contribuzione ordinaria a carico del bilancio dello Stato.

Il Club Alpino Italiano, come prima associazione nazionale che ha mantenuto integro l’assetto statutario e strutturale originario seppure adeguandolo all’evoluzione della società in cui affonda le radici si appresta tra il 2011 e il 2013 a celebrare il Centocinquantenario di fondazione, in prossima successione ma strettamente connesso alla ricorrenza del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia con una serie di manifestazioni intese a far sentire gli Italiani affratellati anche nel nome di quelle montagne che così cospicuamente caratterizzano il suolo della Patria, dal Monviso “padre del maggior fiume d’Italia” all’Etna.

 

Sede centrale del CAI

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