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News

11.05.2018

Quarta uscita della collana di narrativa “Passi” di Ponte alle Grazie e CAI, ha come protagonista Louis Oreiller, che ha raccontato a Irene Borgna una vita trascorsa in montagna, la sua casa di terra e di cielo, un orizzonte a cui appartenere.

Nella sua valle, sa il carattere di ogni canalone, di ogni balza di roccia. Riconosce le volpi, i camosci, le vipere, i gipeti.Può chiamare per nome ogni valanga. La montagna per Louis Oreiller non è una sfida, né una prestazione. È la sua casa di terra e di cielo, un orizzonte a cui appartenere.

Oreiller è il protagonista/autore del libro “Il pastore di stambecchi. Storia di una vita fuori traccia”, quarta uscita della collana di narrativa “Passi”, edita da Ponte alle Grazie e Club alpino italiano, da ieri in libreria. “Un libro dove sono raccontati 87 anni di vita: 84 ce li ha messi Louis, tre ce ne sono voluti per raccontarli, mescolando ricordi e caffè in una baita a 1700 metri di quota”, afferma Irene Borgna, coautrice alla quale Oreiller ha consegnato le sue parole. Parole che la Borgna ha saputo ascoltare e che conducono lontano, fuori traccia, tra valichi nascosti. “E adesso questa vecchia storia, che racconta di un uomo che non si è mai mosso (o quasi) dalla Val di Rhêmes è tutta stesa al sole”.

Luigi nasce nella povertà e cresce con la guerra. Valdostano ma “anche” italiano, trascorre i suoi 84 anni a Rhêmes Notre Dame, venti comignoli rubati alla slavina al fondo di una valle stretta e dal fascino selvatico, su un versante Parco del Gran Paradiso sull’altro riserva di caccia.

Da ragazzo, armato dalla fame, è cacciatore, contrabbandiere, manovale. Quando diventa guardiaparco e poi guardiacaccia, cambia sguardo. Dietro le lenti del cannocchiale, nelle lunghe solitarie giornate di appostamento ai bracconieri, diventa il signore delle cenge, segue il volo delle aquile e sperimenta un qualcosa di molto simile all’amore. Stagione dopo stagione, trasforma gli alberi in sculture, “scava” tassi e marmotte, parla con i cani, le mucche, le galline. A volte anche con gli uomini.

Quello di Oreiller è un mondo ormai perduto, travolto da una modernità senza pazienza, da un fiume di gente che torna ma non resta. Eppure, nei suoi occhi, nelle sue mani nodose e forti, tutto ha ancora memoria e lui ha memoria di tutto. 

 

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