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News

01.02.2018

Temperature più alte, meno neve, ritiro dei ghiacciai. Questo è il "clima che cambia". Sull'ultimo numero della rivista del Club alpino italiano, ampio spazio a uno dei problemi globali del nostro tempo.

Le montagne sono il termometro del riscaldamento del pianeta. Con questa consapevolezza il numero di febbraio di Montagne360 si incentra sul "clima che cambia", con sei articoli che seguono l'introduzione del direttore Luca Calzolari, il quale ricorda: "l'essere umano è responsabile della forte accelerazione di questo fenomeno. Tendiamo troppo spesso a sottovalutare le conseguenze di un piccolo gesto su larga scala. Eppure l'origine del male sta proprio in questo atteggiamento supponente e presuntuoso, incapace di vedere al di là del proprio naso. Sì, siamo tutti responsabili. E sì, le nostre care montagne sono le prime a risentirne. Insieme, grazie alla forza del CAI, e individualmente possiamo sempre più giocare un ruolo importante a supporto delle azioni di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico".


Gli articoli ripercorrono la storia dei cambiamenti climatici sulle Alpi a partire dall'Ottocento, quando vennero istituiti gli osservatori meteorologici d'alta quota e il monitoraggio dei ghiacciai, per arrivare alle montagne del futuro: gli effetti del riscaldamento globale sono infatti già percepibili nelle terre alte e hanno modificato il ciclo idrologico montano come, ad esempio, sul Plateau Tibetano, l'altopiano più alto al mondo, che comprende gran parte della catena himalayana.


Effetti i cui impatti sono visibili già nelle nostre Alpi, come riportato nell'articolo che spiega come un secolo e mezzo di sviluppo industriale abbia alterato un sistema in equilibrio da migliaia di anni, con conseguenze che si ripercuotono su aree molto più vaste e su ambiti dell'attività umana molto diversi. Gli altri due contributi raccontano gli effetti del cambiamento, attraverso esperienze di viaggio, dalle Ande alla Groenlandia, per arrivare al deserto del Sahara.


"Un amore senza fine", naturalmente per le montagne, è il titolo del pezzo che presenta il libro La Causa montana, sulla vita di Michele Gortani, geologo, costituente, senatore e grande amante delle montagne, nel 50esimo anniversario della scomparsa. La presentazione dell'ultima pubblicazione targata CAI è del Presidente generale Vincenzo Torti.

Ricco come sempre di proposte escursionistiche questo numero della rivista, iniziando dalle ciaspole e dalle aree del Centro Italia colpite dal terremoto: l'articolo propone una serie di percorsi inediti nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, alla scoperta di zone poco note, per camminare sulla neve non solo per conoscere, ma anche per sostenere la ripresa economica.


In Toscana spazio al Cammino della Rada sull'Isola D'Elba, che collega due punti simbolicamente importanti come la Torre del Martello della città fortificata di Cosmopoli e la Fortezza del Volterraio (emblema del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano), e alle escursioni someggiate (ovvero in compagnia degli asini) nel cuore delle colline metallifere grossetane. Quest'ultima proposta è contenuta all'interno del contributo che ripercorre la storia di uomo e asino, uno dei più antichi sodalizi nati fra il genere umano e il mondo animale, che ha lasciato tracce profonde sulla letteratura orale e scritta e sulla cultura antica e moderna dei paesi di tutto il bacino del Mediterraneo.


Infine la "storia di montagna" che ha come protagonista Maria Faßnauer (la "gigantessa della Val Ridanna"), una vicenda vera e triste come molte verità che si nascondono nelle valli d'alta montagna, ha al suo interno una proposta escursionistica: la descrizione dell'itinerario che parte dallo Staudenhof (il maso di famiglia della "gigantessa") e sale a due malghe, Martalm (1735 m) e Staudenbergalm (2100 m), situate in bella e aperta posizione lungo il solco dello Staudenbergbach, diramazione valliva che si apre a sud-ovest rispetto alla Val Ridanna.


Arrivando all'attualità M360 descrive il progetto del Cai "Convivenza Grandi Carnivori", che ha preso il via in Veneto come sostegno concreto e idea di vicinanza agli allevatori che vedono il ritorno dei grandi predatori come una minaccia economica. Sul finire dell'estate 2017, quindici soci, tra gli oltre cinquanta iscritti al progetto, si sono impegnati in alpeggio nell'Altopiano di Asiago e nei pascoli nelle Piccole Dolomiti, per costruire recinti elettrificati e altre barriere anti lupo.


Il portfolio fotografico di questo numero, intitolato "Come eravamo", mostra lo stile, l'attrezzatura, l'abbigliamento tipici dell'alpinismo classico di fine degli anni '50 nel gruppo del Monte Bianco. Gli "scatti scanzonati" pubblicati sono opera di due "enfants terribles" dell'epoca, i fratelli Franco e Sandro Giorgetta.


Scienza, curiosità, attualità, cronache di nuove ascensioni e di spedizioni internazionali completano come sempre il numero di febbraio, in tutte le edicole a 3,90 euro.

 

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