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all’avanzare del paradigma tecnocratico

” (Papa Francesco –

Laudato Si’ – 111).

Credo che un Club Alpino Italiano che ha posto tra le finalità

dell’art. 1 del proprio Statuto la difesa dell’ambiente naturale

delle montagne, debba ispirarsi a questa sollecitazione e

rendersi capace di quello sguardo diverso, da tradurre in uno

stile di vita ispirato alla sobrietà e in un programma educativo

che coinvolga e, ferma restando l’informazione scientifica

e l’attività di prevenzione, non abbia timore di confrontarsi

criticamente con i miti dell’apparente modernità.

Su queste premesse il CAI ha ulteriormente sviluppato

il proprio ruolo di associazione di protezione ambientale

riconosciuta, tenendo quale riferimento le linee di impegno

per la conservazione dell’ambiente e della natura dettate dal

Bidecalogo, la cui attuazione richiede un’attenzione costante e

a tutto campo.

A questo proposito devo un sentito ringraziamento al Vice

Presidente Generale Erminio Quartiani, la cui delega ai temi

dell’ambiente è stata gestita con dedizione e competenza.

Così è stato rispetto alle problematiche del Parco Nazionale

dello Stelvio, per il quale il CAI si è battuto per una più forte

governance e nel cui ambito è stato inserito a rappresentarci

Angelo Schena che, in questa delicata fase, ha mostrato di

saper coniugare la preparazione giuridica ad una elevata

sensibilità per i temi trattati, in vista del futuro di questa realtà

che, a causa della tripartizione amministrativa, suscitava non

poche perplessità.

Lo stesso deve dirsi per il perdurante danno ambientale

subito dalle Alpi Apuane a causa delle cave: abbiamo cercato

in ogni occasione di sensibilizzare al problema, di promuovere

o affiancarci alle iniziative volte a sollecitare interventi della

Magistratura, proponendo altresì la trasformazione del Parco

da regionale a nazionale, con l’auspicio che ciò possa tradursi

in una azione di tutela più incisiva.

In occasione del sessantesimo anniversario dei trattati di

Roma, unitamente ad altre associazioni ambientaliste abbiamo

rivolto un accorato appello a che la tutela ambientale e la

conseguente qualità della vita costituiscano tema prioritario

degli interventi comunitari.

Sono state sollecitate le istituzioni, anche in collaborazione

con il gruppo dei parlamentari amici della montagna, per

l’accoglimento della proposta di divieto dell’Eliski, oppure in

tema di mezzi motorizzati sui sentieri (rispetto ai quali il divieto

è già insito nel vigente codice della strada e dovrebbe solo

essere attuato integralmente), o del rilancio del progetto di APE-

Appennino Parco d’Europa: si tratta di temi ora inseriti nel testo

di revisione della legge 394 sulle aree protette.

Nel corso delle relative audizioni abbiamo insistito sulla

valorizzazione dei servizi ecosistemici da introdurre nei

bilanci dello Stato e delle Regioni, nonché sulla contrarietà

all’introduzione di nuove royalties nei Parchi.

Anche con riferimento a questioni come quelle delle grandi

infrastrutture (elettrodotti o gasdotti) il CAI non intende rinunciare

ad esprimere la propria peculiare sensibilità e nulla deve apparire

scontato o dovuto per semplici calcoli economicistici; la volontà

è, invece, quella di ricercare sempre l’equilibrio tra difesa

dell’ambiente, del paesaggio, del territorio e della qualità della

vita ed il rispetto delle prerogative delle popolazioni montane

alle quali va garantita la permanenza nelle terre alte, presidio

stabile di un habitat da salvaguardare e promuovere in un’ottica

di sviluppo sostenibile.

Questo essere “sentinella” dell’ambiente montano ha trovato

conferma nei contatti avviati con il Ministero per l’Ambiente per

sottoscrivere un Protocollo d’intesa al pari di quelli già in atto con

il MIBACT, che ci vede protagonisti nella realizzazione della Rete

sentieristica italiana (REI) in cui è impegnata la nostra SOSEC,

coordinata dal Vice Presidente Generale Antonio Montani,

e con il MIUR, che ci ha attestato quali formatori dei docenti,

attraverso corsi il cui crescente successo, assicurato dalle

capacità mostrate dal Gruppo di lavoro dedicato, coordinato

da Francesco Carrer, ci ha indotti ad aumentarne il numero e

ad organizzarli in tutte le aree territoriali, confrontandoci, ciò

nonostante, con una domanda di partecipazione superiore alle

capienze.

E, proprio in tema di rapporti istituzionali, ritengo doveroso

ricordare e, soprattutto, ringraziare il Socio Gian Paolo

Boscariol, la cui costante disponibilità e competente attenzione

consentono una interlocuzione, a tutti i livelli, qualificata e

qualificante.

Veri protagonisti di questo ruolo ambientalista che, oltre

che all’esterno, deve rivolgersi anche alle Sezioni, ai Gruppi

regionali e a tutti i Soci, sono la Commissione Centrale Tutela

Ambiente Montano ed il Comitato Scientifico Centrale, con

specificità proprie, ma volte a quell’unica priorità rappresentata

dall’endiadi conoscenza-studio e tutela.

A tale riguardo, oltre alle molteplici iniziative organizzate su

tutto il territorio, desidero ricordare che, con la supervisione

attenta e competente di Filippo Di Donato, suo Presidente

e componente del direttivo di Federparchi con la quale è

in atto un costante raffronto, la TAM ha realizzato l’Agenda

2017, interamente dedicata ad illustrare i principi contenuti nel

Bidecalogo, “

linee di indirizzo e di autoregolamentazione del

CAI

”, perché possano tradursi in comportamenti virtuosi e

coerenti.

Né può dimenticarsi la collaborazione che va sempre più

consolidandosi con l’Università Statale degli Studi di Milano e

la sua Sede Distaccata di Edolo – Università della Montagna (si

pensi al partecipatissimo evento di valore nazionale denominato

Cime a Milano), con l’Università della Tuscia - Corso di laurea

sulla montagna di Rieti (convegno dello scorso dicembre), con

il Politecnico di Torino per il Laboratorio carsologico CAI della

Grotta di Bossea, al pari di altre collaborazioni con l’Università di

Bologna sugli scavi di Canossa o di Padova con il Gruppo Terre

Alte del CAI CSC.

Anche il Gruppo grandi carnivori, sostenuto da TAM e CSC,

oggetto di uno specifico atto di indirizzo del CC, ha avuto notevole

successo e ha prodotto una nostra diretta partecipazione al

progetto europeo LifeWolfAlps.

Coerentemente con il nostro ruolo nell’educazione ambientale,

abbiamo aderito alla campagna promossa dall’UIAA denominata

Respect the mountains

” che ha riscosso molte adesioni e che

verrà replicata quest’anno, sia sulle Alpi che in Appennino.

In sintesi: il CAI si attesta quale protagonista di quel

movimento culturale e di opinione sensibile ai cambiamenti

climatici e ambientali che richiama alla responsabilità verso

il paesaggio naturale e alla sua frequentazione in scienza e

coscienza, contribuendo a sviluppare quella “resilienza” agli

effetti dei cambiamenti climatici, di cui ha bisogno non solo la

montagna tutta.

6) I nostri rifugi

Quando Annibale Salsa ha coniato la felice espressione “

Il

rifugio di montagna come presidio territoriale e culturale

”, ne

abbiamo colto immediatamente il significato più essenziale,

quasi un monito per quale connotazione dovessero assumere