13
possibile potenzialità insita nel “sentiero” e parlando di: “
Dalla
ricostruzione al ritorno, sui sentieri della solidarietà
” (Paola
Romanucci); “
Il sentiero come bene culturale ed economico
”
(Paola Gigliotti); “
Sentire il sentiero
” (Annibale Salsa); “
Un segno
amico per ripartire
” (Enzo Cori e Armando La Noce); “
Il catasto
nazionale sentieri quale strumento per individuare priorità e
programmare il post terremoto
” (Antonio Montani).
L’invito rivolto a tutti i Soci è, quindi, quello di mantenere alta
e costante l’attenzione sul dramma delle popolazioni coinvolte
e dei Soci che vi abitano.
Un dramma al quale si affianca quello delle famiglie dei
nostri soccorritori che hanno perso la vita per portare aiuto:
Valter Bucci, Davide Nunzio De Carolis, Mario Matrella e Andrea
Pietrolungo, ai quali il Comitato Centrale di indirizzo e controllo
ha deliberato di attribuire la medaglia d’oro del CAI “alla
memoria”.
A loro la nostra sincera vicinanza.
Ma dobbiamo guardare alla ripresa e sarà il progetto “
Coralità
e solidarietà
”, coordinato da Gabriele Bianchi, a portare, nei
prossimi mesi, un’ulteriore forma di solidarietà, viva e concreta,
con il canto dei gruppi corali del resto d’Italia.
Ad accoglierli, le voci dei cori dei territori colpiti.
9) La Proprietà al Passo Pordoi
La montagna impone, a volte, la rinuncia come prova di
carattere, di prudenza e di onestà verso se stessi.
Lo stesso accade nella vita, quando si rende necessario
riflettere sul mutare delle situazioni e su criticità emergenti,
cercando di evitare che la perseveranza, di per sé virtù, si
trasformi in ostinazione, al di là della ragionevolezza.
Ed è proprio per questo che si è resa necessaria una delicata,
quanto indifferibile, riflessione relativa alla nostra proprietà al
Passo Pordoi, denominata Casa Alpina e Centro di formazione
Bruno Crepaz, a causa di una risalente storia di criticità gestionali
e finanziarie, alle quali si sono aggiunte quelle derivanti dalla
scarsa attrattività proprio rispetto a quella formazione, che pure
ne costituiva la finalità prioritaria.
In uno specifico editoriale ho ricordato che, già in occasione
dell’inaugurazione, nel settembre del 2002, Gabriele Arrigoni
sintetizzava il percorso per arrivare a quel giorno con il titolo:
“
Vent’anni di carte bollate e di dispute bizantine
”, stigmatizzando
le difficoltà insorte a causa del posizionamento della struttura
“
esattamente a metà tra la Provincia di Belluno (territorio della
Regione Veneto) e la Provincia autonoma di Trento, tra il comune
di Livinallongo e quello di Canazei
”.
E’ stato, poi, Umberto Martini, nel 2008, a predisporre
un’articolata relazione su quanto accaduto dall’inaugurazione
del 2002 in poi, descrivendo ulteriori interventi per la messa
a norma della Casa Alpina, problematiche per il rifornimento
idrico, gara per trovare il gestore (il rapporto con il quale “
inizia
male a causa delle noie provocate dal blocco, causa gelo,
del rifornimento idrico
”), lettere anonime e verifiche sanitarie,
ordinanze di sospensione di uso della Casa Alpina, gravi danni
nel 2005 per rottura delle tubazioni, notevoli spese per le
ulteriori manutenzioni straordinarie, inutili tentativi di trovare un
gestore e così via, sino all’accordo con l’attiguo Hotel Savoia,
per assicurare ospitalità a quanti intendevano fruire del Centro
Crepaz.
Ecco perché, nella relazione del 2009 Annibale Salsa
manifestava forti preoccupazioni per il Centro di Formazione
e la Casa Alpina, tanto da ritenere di doverne disporre “
per
senso di responsabilità e per spirito di servizio, una temporanea
chiusura
”.
Oggi, abbiamo dovuto constatare che il quadro complessivo
è, se possibile, ulteriormente peggiorato: la Casa Alpina è stata
dichiarata, da tempo, inagibile e i corsi che si tengono al Centro
Crepaz sono di numero esiguo perché gli Organi Tecnici, prime
fra tutte le Scuole di Alpinismo, preferiscono sedi logisticamente
più accessibili e distribuite sul territorio, oltre che meno onerose.
Con la conseguenza che i pochi corsisti vengono allocati
presso il vicino Hotel Savoia, del quale siamo diventati
involontari promotori e
dépendance
, peraltro senza alcun
ritorno, mentre permangono inalterati i rilevanti costi annuali di
gestione e di manutenzione di una struttura le cui condizioni
paiono suscettibili solo di un graduale, quanto inesorabile,
deterioramento.
Condizioni che proiettano all’esterno un senso di abbandono
che, oltre a penalizzare l’immagine del Sodalizio, non onora
neppure il ricordo di quell’alpinista umano e sensibile che è stato
Bruno Crepaz.
Per questo il CDC ha ritenuto doveroso affrontare l’argomento
e, con unanime valutazione, richiedere al Comitato Centrale
di indirizzo e controllo di pronunciarsi a favore, o meno, di un
prospettato e deciso cambio di rotta.
Con delibera 25.03.2017, assunta all’unanimità, il Comitato
Centrale si è pronunciato nel senso di sottoporre alla valutazione
e decisione dell’Assemblea dei Delegati l’ipotesi di cedere a terzi,
privati o istituzioni pubbliche, il diritto di superficie sull’intero di
compendio di nostra proprietà sito al Pordoi.
Tale soluzione, se adottata, consentirebbe, oltre alla
eliminazione degli attuali costi fissi di gestione e manutenzione,
di evitare di dover investire ulteriori risorse in un progetto che ha
mostrato, da tempo, i suoi limiti, mantenendo, però, la proprietà
e consentendo di acquisire un corrispettivo.
Non si è trattato di una decisione facile, né priva di sofferenza
emotiva e questo vale per tutti e, soprattutto, per gli amici del
Gruppo regionale Veneto che, in tutti questi anni, hanno dedicato
al Centro tempo, energie e risorse.
Fra i tanti, e sono certo di non fare torto ad alcuno, cito Bepi
Cappelletto che si è particolarmente distinto nella cura del
“Pordoi”.
Decidendo di sottoporre all’Assemblea dei Delegati, nostro
organo sovrano, ogni più opportuna valutazione sul da farsi,
sono certo che il CDC e il CC abbiano mostrato un adeguato
senso di responsabilità gestionale e quel profondo rispetto che
è dovuto sia a chi è Socio ora, sia a chi lo sarà negli anni a
venire.
10) Il Museo Nazionale della Montagna di Torino
In partenariato con la Comunità dei Comuni della Valle
di Chamonix-Mont-Blanc, il nostro Museo Nazionale della
Montagna di Torino, a coronamento di una paziente opera di
preparazione da parte del Direttore Aldo Audisio, ha da poco
ottenuto un importante finanziamento per il progetto
iAlp – Musei
Alpini Interattivi
, nell’ambito del programma europeo ALCOTRA
Italia-Francia 2014-2020.
Il che permetterà di meglio valorizzare le attuali collezioni,
mediante importanti innovazioni tecnologiche, tali da mettere
questo prezioso patrimonio a disposizione degli utenti di tutto
il mondo.
Un patrimonio che si accresce regolarmente e che è stato
incrementato, nel 2016, con la storica acquisizione dell’Archivio
Walter Bonatti, attualmente in corso di riordino e valorizzazione.
Il Museo si presenta, quindi, come un polo di riferimento