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possibile potenzialità insita nel “sentiero” e parlando di: “

Dalla

ricostruzione al ritorno, sui sentieri della solidarietà

” (Paola

Romanucci); “

Il sentiero come bene culturale ed economico

(Paola Gigliotti); “

Sentire il sentiero

” (Annibale Salsa); “

Un segno

amico per ripartire

” (Enzo Cori e Armando La Noce); “

Il catasto

nazionale sentieri quale strumento per individuare priorità e

programmare il post terremoto

” (Antonio Montani).

L’invito rivolto a tutti i Soci è, quindi, quello di mantenere alta

e costante l’attenzione sul dramma delle popolazioni coinvolte

e dei Soci che vi abitano.

Un dramma al quale si affianca quello delle famiglie dei

nostri soccorritori che hanno perso la vita per portare aiuto:

Valter Bucci, Davide Nunzio De Carolis, Mario Matrella e Andrea

Pietrolungo, ai quali il Comitato Centrale di indirizzo e controllo

ha deliberato di attribuire la medaglia d’oro del CAI “alla

memoria”.

A loro la nostra sincera vicinanza.

Ma dobbiamo guardare alla ripresa e sarà il progetto “

Coralità

e solidarietà

”, coordinato da Gabriele Bianchi, a portare, nei

prossimi mesi, un’ulteriore forma di solidarietà, viva e concreta,

con il canto dei gruppi corali del resto d’Italia.

Ad accoglierli, le voci dei cori dei territori colpiti.

9) La Proprietà al Passo Pordoi

La montagna impone, a volte, la rinuncia come prova di

carattere, di prudenza e di onestà verso se stessi.

Lo stesso accade nella vita, quando si rende necessario

riflettere sul mutare delle situazioni e su criticità emergenti,

cercando di evitare che la perseveranza, di per sé virtù, si

trasformi in ostinazione, al di là della ragionevolezza.

Ed è proprio per questo che si è resa necessaria una delicata,

quanto indifferibile, riflessione relativa alla nostra proprietà al

Passo Pordoi, denominata Casa Alpina e Centro di formazione

Bruno Crepaz, a causa di una risalente storia di criticità gestionali

e finanziarie, alle quali si sono aggiunte quelle derivanti dalla

scarsa attrattività proprio rispetto a quella formazione, che pure

ne costituiva la finalità prioritaria.

In uno specifico editoriale ho ricordato che, già in occasione

dell’inaugurazione, nel settembre del 2002, Gabriele Arrigoni

sintetizzava il percorso per arrivare a quel giorno con il titolo:

Vent’anni di carte bollate e di dispute bizantine

”, stigmatizzando

le difficoltà insorte a causa del posizionamento della struttura

esattamente a metà tra la Provincia di Belluno (territorio della

Regione Veneto) e la Provincia autonoma di Trento, tra il comune

di Livinallongo e quello di Canazei

”.

E’ stato, poi, Umberto Martini, nel 2008, a predisporre

un’articolata relazione su quanto accaduto dall’inaugurazione

del 2002 in poi, descrivendo ulteriori interventi per la messa

a norma della Casa Alpina, problematiche per il rifornimento

idrico, gara per trovare il gestore (il rapporto con il quale “

inizia

male a causa delle noie provocate dal blocco, causa gelo,

del rifornimento idrico

”), lettere anonime e verifiche sanitarie,

ordinanze di sospensione di uso della Casa Alpina, gravi danni

nel 2005 per rottura delle tubazioni, notevoli spese per le

ulteriori manutenzioni straordinarie, inutili tentativi di trovare un

gestore e così via, sino all’accordo con l’attiguo Hotel Savoia,

per assicurare ospitalità a quanti intendevano fruire del Centro

Crepaz.

Ecco perché, nella relazione del 2009 Annibale Salsa

manifestava forti preoccupazioni per il Centro di Formazione

e la Casa Alpina, tanto da ritenere di doverne disporre “

per

senso di responsabilità e per spirito di servizio, una temporanea

chiusura

”.

Oggi, abbiamo dovuto constatare che il quadro complessivo

è, se possibile, ulteriormente peggiorato: la Casa Alpina è stata

dichiarata, da tempo, inagibile e i corsi che si tengono al Centro

Crepaz sono di numero esiguo perché gli Organi Tecnici, prime

fra tutte le Scuole di Alpinismo, preferiscono sedi logisticamente

più accessibili e distribuite sul territorio, oltre che meno onerose.

Con la conseguenza che i pochi corsisti vengono allocati

presso il vicino Hotel Savoia, del quale siamo diventati

involontari promotori e

dépendance

, peraltro senza alcun

ritorno, mentre permangono inalterati i rilevanti costi annuali di

gestione e di manutenzione di una struttura le cui condizioni

paiono suscettibili solo di un graduale, quanto inesorabile,

deterioramento.

Condizioni che proiettano all’esterno un senso di abbandono

che, oltre a penalizzare l’immagine del Sodalizio, non onora

neppure il ricordo di quell’alpinista umano e sensibile che è stato

Bruno Crepaz.

Per questo il CDC ha ritenuto doveroso affrontare l’argomento

e, con unanime valutazione, richiedere al Comitato Centrale

di indirizzo e controllo di pronunciarsi a favore, o meno, di un

prospettato e deciso cambio di rotta.

Con delibera 25.03.2017, assunta all’unanimità, il Comitato

Centrale si è pronunciato nel senso di sottoporre alla valutazione

e decisione dell’Assemblea dei Delegati l’ipotesi di cedere a terzi,

privati o istituzioni pubbliche, il diritto di superficie sull’intero di

compendio di nostra proprietà sito al Pordoi.

Tale soluzione, se adottata, consentirebbe, oltre alla

eliminazione degli attuali costi fissi di gestione e manutenzione,

di evitare di dover investire ulteriori risorse in un progetto che ha

mostrato, da tempo, i suoi limiti, mantenendo, però, la proprietà

e consentendo di acquisire un corrispettivo.

Non si è trattato di una decisione facile, né priva di sofferenza

emotiva e questo vale per tutti e, soprattutto, per gli amici del

Gruppo regionale Veneto che, in tutti questi anni, hanno dedicato

al Centro tempo, energie e risorse.

Fra i tanti, e sono certo di non fare torto ad alcuno, cito Bepi

Cappelletto che si è particolarmente distinto nella cura del

“Pordoi”.

Decidendo di sottoporre all’Assemblea dei Delegati, nostro

organo sovrano, ogni più opportuna valutazione sul da farsi,

sono certo che il CDC e il CC abbiano mostrato un adeguato

senso di responsabilità gestionale e quel profondo rispetto che

è dovuto sia a chi è Socio ora, sia a chi lo sarà negli anni a

venire.

10) Il Museo Nazionale della Montagna di Torino

In partenariato con la Comunità dei Comuni della Valle

di Chamonix-Mont-Blanc, il nostro Museo Nazionale della

Montagna di Torino, a coronamento di una paziente opera di

preparazione da parte del Direttore Aldo Audisio, ha da poco

ottenuto un importante finanziamento per il progetto

iAlp – Musei

Alpini Interattivi

, nell’ambito del programma europeo ALCOTRA

Italia-Francia 2014-2020.

Il che permetterà di meglio valorizzare le attuali collezioni,

mediante importanti innovazioni tecnologiche, tali da mettere

questo prezioso patrimonio a disposizione degli utenti di tutto

il mondo.

Un patrimonio che si accresce regolarmente e che è stato

incrementato, nel 2016, con la storica acquisizione dell’Archivio

Walter Bonatti, attualmente in corso di riordino e valorizzazione.

Il Museo si presenta, quindi, come un polo di riferimento